Primi giorni uggiosi del nuovo anno a Berlino.
Noia. Tanta noia. "Apatico" non rende che eufemisticamente l'idea del mio distacco dal mondo, perlomeno da questo mondo. Rifuggo una realtà imbarazzante per quanto è scontata, banale e prevedibile. Intorno sempre i soliti, nessun imput: mai un museo, un cinema, un teatro... e andarci da solo sarebbe così deprimente: vedo l'immagine di un pingue signore di mezza età appassito e un po' laccato, che si siede in disparte e ammira addolorato col peso dei ricordi di una vita... morte a Venezia di Mann praticamente...
Perché non si riesce mai a fare assieme qualcosa di intelligente?
Sì e no, di solito, si imbastisce una cena, si guarda una carrellata di video buffi e scemi, si parla di cose come buoni sconto per la sauna e dove andare a ballare il venerdì piuttosto che il sabato... la portata delle notizie che ci si scambia - riportate dai siti web dove si ha la propria e.mail - va aldilà della morte intellettuale... vado a letto all'una, ma il cervello è a dormire dall'ora di cena...
Il giorno è scandito da traduzioni, così tediose che quasi rimpiango il sussidio e gli impieghi a perdere del job center, interrotte da stratagemmi per straviarsi come il secondo caffè, i piatti rimasti da lavare, guardare in streaming un telefilm, farsi da mangiare, farsi una spremuta, farsi una sega... per quando viene sera mi sono già scavato la fossa...
Ogni tanto ho i cinque minuti in cui mi cambio ed esco e vado a fare una passeggiata per non impazzire; sembra un "Ivan il matto" in "Caccia a Ottobre Rosso", per capirci: di punto in bianco scappo fuori per un'ora di sole come un bambino che corre a giocare anche se non ha finito i compiti. Cerco di girare per angoli di quartieri limitrofi a Kreuzberg che ancora non conosco, come un cercatore o un rabdomante, che batta una nuova via per una vena d'oro o una sorgente. Ma spesso torno a casa senza una (ri)soluzione, a mani vuote o, meglio, con la testa piena dei pensieri che porto a spasso e che seguono fedeli il loro padrone, abbaiando e guaendo mezzo pomeriggio più tardi, solo più affamati mentre io dovrei concentrarmi per finire i miei "esercizi di tedesco".
Poi la gente che ti chiede stupita: "ma non sei felice a Berlino?", e loro non hanno colpa, sono solo ingenui. "La colpa è mia, solo mia. È tutta colpa mia" (cit.).
Lo stupido sono io.
Nessun commento:
Posta un commento