Questo mese, come dicevo giorni fa, è carico di ricordi, di significati che, un po' per sentimentalismo un po' per masochistica scelta, ho deciso di rendere anniversari. Perché gli anniversari vanno celebrati, senza essere troppo cerebrali; vanno festeggiati per ricordare a sé stessi che si è ancora qui e abbiamo imparato la lezione.
Così oggi festeggio un anno senza sigarette. Un anno che ricorderò per tanti momenti buoni e meno buoni, per alcune scelte sbagliate e altre giuste e, fra queste, la scelta di avere più cura di me, in un momento in cui non mi amavo particolarmente.
Un anno fa, smisi di fumare perché, dopo tre giorni di virus intestinale, volevo solo aspettare il fine settimana successivo per comprare una nuova confezione di tabacco e poi mi dissi: "Dai, vedi se sei capace di resistere. Vedi se sei in grado di fare qualcosa di buono quest'anno!".
Il 2011 è un anno che ricorderò sempre con un certo imbarazzo, soprattutto per il modo in cui ho trattato persone a me vicine in quel momento, che avevano l'unica colpa di non essere quelle che avrei voluto io, partite un anno prima. Stavo male e sono stato ingiusto, "rielaboravo il lutto" in modo infantile, ferendo chi cercava di aiutarmi.
Poi sono riuscito a fare una cosa buona, finire qualcosa iniziato quasi due anni prima, il master in didattica, ed ho conosciuto A., che mi ha ridato fiducia nelle persone e che, un giorno in cui litigammo per il mio solito modo di fare scontroso - e vi assicuro che per indisporla ce ne vuole -, mi disse: "E allora vivi nel dolore e nella rabbia, ma almeno usala per fare qualcosa di buono!".
Da allora rinsavii. Tornai in me, non smisi di essere un orso, ma smisi di tirare zampate a chi cercava di avvicinarsi per aiutarmi... e smisi anche di fumare: la seconda cosa buona del 2011. Sono contento che sia stata fatta allora, è come un monito a non ricadere nel baratro; non solo delle sigarette - non ne fumavo più di 4-5 al giorno già da tempo - quanto in quello dell'amarezza e dell'autocommiserazione... è come una pietra miliare lungo un punto umido e tetro del mio cammino, che però rinfranca perché so d'essere andato avanti, so d'esserne uscito.
Dedico questo anniversario a mio zio Vinicio - lo "zio Barba", un giorno vi racconterò di lui - scomparso tanti anni fa; e a mio cugino Stefano mancato quest'anno ancora troppo giovane tanto che, per rammentarmi quanto è bella la vita, mi ha fatto lo scherzo, come quando eravamo bambini e lui - o ero io? - aveva quella bellissima maglietta con il volto di Sandokan, e se n'è andato tre giorni prima del mio compleanno, così dovrò ricordarmi sempre di viverla tutta anche per lui.
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